Il 2023? Ancora un anno di transizione per il Terzo settore
Nonostante sia entrato a pieno regime il registro unico nazionale sono ancora molte le questioni aperte: la autorizzazione della Commissione europea alla nuova fiscalità, il cambio di regime Iva per gli enti non commerciali, Irap, le verifiche sugli statuti, la riforma dello sport e il rapporto con la Pa. Segue una veloce panoramica degli ultimi 12 mesi.
Per il Terzo settore il 2023 è stato ancora un anno di transizione. La messa a regime del registro unico nazionale (Runts) è certamente positiva, anche se la piattaforma richiede ancora diversi interventi di semplificazione e usabilità da parte degli enti, delle reti e dei centri di servizio per il volontariato. Manca ancora un quadro fiscale certo a pesare come una “spada di Damocle” sulla testa delle organizzazioni operanti in Italia, vuoi per la ancora mancata autorizzazione da parte della Commissione EU circa i contenuti del titolo X del codice del Terzo Settore, vuoi per incertezze legate al prossimo cambio di regime Iva (da “escluso” ad “esente”) per tutti gli enti non commerciali. In ogni caso, l’anno appena trascorso è stato il primo con un numero minore di decreti legati alla riforma approvati (la maggior parte, infatti, erano stati approvati negli anni passati e sono già operativi) e una riduzione della documentazione di prassi.
Durante l’anno sono giunte a maturazione anche una serie di riflessioni di più ampie vedute avviate già negli anni passati come quelle in atto sulle auspicate semplificazioni per gli enti di piccole dimensioni, il superamento dell’obbligo di firma digitale e l’introduzione della delega nella gestione del Runts; nel corso dell’anno si è anche assistito ad un aumento delle normative regionali e provinciali di attuazione della riforma e di riconoscimento dei dispositivi di amministrazione condivisa, che si uniscono alla già importante produzione sul non profit degli ultimi anni.
Quello appena passato è stato anche l’anno dell’aggiornamento dei dati sui volontari in Italia da parte dell’Istat, e quello in cui l’amministrazione condivisa ha iniziato a diffondersi sempre di più, dando spazio a nuove riflessioni e pronunce di assestamento.
Ecco alcuni dei principali provvedimenti che hanno segnato il 2023.
Registro unico nazionale del Terzo settore, verifiche e statuti: un percorso tutt’altro che lineare
Sono quasi 120mila gli enti iscritti al registro unico nazionale del Terzo settore (per la precisione 119.822, dato aggiornato al 27 dicembre 2023), di cui oltre 71mila entrati per trasmigrazione dai precedenti registri. Un’entrata a regime che ha aperto alla possibilità di realizzare le prime analisi sul tema, a partire dalle sezioni, l’indicazione geografica e il confronto con i dati Istat, e che, proprio in chiusura anno, ha permesso ai cittadini di accedere alle informazioni degli enti iscritti con l’attivazione della funzione “Ricerca enti”.
Ma prima di arrivare a questi dati di fine anno, il 2023 è stato segnato da una prima azione di verifica in particolare sugli statuti depositati dagli enti del Terzo settore nel Runts. Un processo complicato, a partire dalle modalità per gli adeguamenti. Dal 1° gennaio 2023 sono tornate le maggioranze qualificate per le modifiche statutarie di organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e Onlus in fase di trasmigrazione dai precedenti registri. È stata prorogata al 31 dicembre 2023 la possibilità di utilizzare la modalità telematica (anche se non prevista in statuto) per l’approvazione delle modifiche statutarie.
Nel corso dell’anno, inoltre, in occasione delle verifiche sugli statuti attivate dagli uffici regionali e provinciali, il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha condiviso nel tavolo di confronto permanente con Regioni, Forum Nazionale del Terzo settore e CSVnet, una serie di orientamenti anche su attività di interesse generale, iscrizione delle Onlus e variazione dati. E sempre in tema di statuti, sono stati approvati i primi modelli standard per gli aderenti alle reti associative, format ufficialmente conformi alle richieste del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali la cui adozione semplifica l’iscrizione al registro unico nazionale di numerosi enti.
La fiscalità sospesa, la questione Iva e l’Irap
Nessuna certezza ancora per quanto riguarda la fiscalità degli enti del Terzo settore, anche se si registra un cambio di rotta con l’attivazione di un gruppo di lavoro per la sua approvazione da parte della Commissione Europea, che ha risposto alle prime richieste di approfondimento. Introdotte, inoltre, alcune novità alla legge delega per la riforma fiscale che riguardano il Terzo settore, come la revisione del sistema di imposizione sui redditi delle società e degli enti, indicazioni sull’Iva, il graduale superamento dell’Irap e alcuni regimi agevolativi.
La “tempesta” Iva, provocata dal suo passaggio dal regime di esclusione a quello di esenzione per gli enti non commerciali è stata prorogata al 1° luglio 2024. Sul tema, si è anche espressa la Fondazione nazionale di ricerca pubblica dei commercialisti.
Da un punto di vista fiscale, altro tema caldo è stato quello dell’Irap, dove il Terzo settore paga di più rispetto alle imprese: a differenza infatti rispetto a questi ultimi, per gli enti non commerciali non è possibile dedurre il costo del personale dall’importo soggetto a tassazione. Solo grazie a interventi regionali, in molte di esse sono previste riduzioni o esenzioni per le Onlus, figura di cui però è prevista la abolizione e ad oggi sono poche le Regioni che hanno approvato norme agevolative a favore degli Ets, come la Valle D’Aosta, la Provincia autonomia di Bolzano, il Friuli Venezia-Giulia e in parte la Lombardia, la Sardegna, il Piemonte e la Puglia.
Le indicazioni su bilancio economico e patrimonio
È ormai a pieno regime l’utilizzo delle nuove indicazioni per la redazione del bilancio economico. Dopo la prima pubblicazione a febbraio del 2022, l’Organismo Italiano di Contabilità ha esteso le semplificazioni qui previste a tutti gli enti. Per gli enti del Terzo settore di piccola dimensione che vogliano compilare al meglio il proprio rendiconto per cassa, vi segnaliamo un utile vademecum sul tema.
Sull’acquisizione del patrimonio, invece, si è espresso il Consiglio nazionale dei Notai con la pubblicazione di due studi, e un terzo dedicato alle associazioni sportive non riconosciute.
I (pochi) decreti pubblicati, la prassi ministeriale e i pronunciamenti dell’Agenzia delle entrate
Come anticipato, la produzione normativa prevista dalla riforma del Terzo settore è perlopiù stabile. Mancano ancora diversi tasselli, tra cui quelli che regolano le attività delle imprese sociali. L’anno appena trascorso si porta a casa, però, l’approvazione della documentazione per i loro controlli per promuovere la trasparenza e l’impatto sociale.
Per quanto riguarda la prassi ministeriale, si contano una serie di note pubblicate dal Dicastero del Lavoro sulla gestione di sedi e locali al Terzo settore, indicazioni sul bilancio sociale negli enti filantropici di grandi dimensioni e sulla denominazione da utilizzare per gli enti religiosi che hanno un “ramo Ets”.
Sono oltre 15 le pronunce dell’Agenzia delle entrate sul mondo del non profit di quest’anno. Tra queste, si segnala quella in cui si ribadisce l’esonero del pagamento dell’imposta di bollo per la vidimazione del registro volontari.
Tra le altre novità veicolate attraverso strumenti normativi differenti dai classici decreti previsti o dalla produzione di note e circolari ministeriali, ci sono quelle introdotte dalla conversione in legge del dl “Lavoro” che ha introdotto nuove regole sulle differenze retributive per i dipendenti nel Terzo settore, e ha modificato il divieto di distribuzione indiretta di utili da parte degli Ets e delle imprese sociali.
A queste si aggiungono quelle previste nella conversione del dl “Anticipi” che ha prorogato fino a dicembre 2024 l’accesso alle Onlus al 5 per mille e al 30 giugno 2024 quella per l’adeguamento alla nuova normativa per gli enti sportivi.
Cosa è successo alla riforma dello sport
Proprio a fine anno, con la già citata conversione del dl “Anticipi”, è arrivata la proroga per l’adeguamento al nuovo impianto normativo per gli enti sportivi. Un posticipo atteso per un sistema di organizzazioni che in molti casi combacia con enti del Terzo settore, obbligati dal primo luglio 2023 a iscriversi anche al registro unico nazionale delle attività sportive. Modifiche che hanno rivoluzionato anche la gestione del lavoro sportivo, hanno richiesto interventi specifici per l’adeguamento degli statuti e hanno aperto diverse riflessioni sulla gestione dell’Iva.
A fine agosto, inoltre, è stato pubblicato il correttivo bis alla riforma dell’ordinamento sportivo. L’attenzione a questi enti rimane, quindi, alta: il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili e la relativa fondazione, infatti, ha pubblicato la modulistica degli schemi di bilancio per le associazioni sportive dilettantistiche. Ma la principale novità in questo ambito rimane il riconoscimento nella Costituzione italiana del “valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”.
Un quadro (non esaustivo) dei fondi e contributi pubblici del 2023
Da un punto di vista del sostegno pubblico al Terzo settore, l’inizio dell’anno è stato segnato da qualche strascico relativo alla pandemia del 2020, con la pubblicazione degli esiti del Fondo straordinario relativo ai ristori Covid-19. E sempre per quanto riguarda i sostegni “straordinari”, a farla da padrone sono stati i dispositivi previsti per contrastare l’aumento del costo energetico. Si ricorda, innanzitutto, la pubblicazione della procedura per accedere ai fondi dedicati al “Caro bollette” previsti per il 2022 dal dl Aiuti ter e destinati agli enti del Terzo settore e Onlus, con particolare riguardo a quelli che erogano prestazioni socio-sanitarie o socio assistenziali in regime residenziale o semiresidenziale per persone con disabilità e a persone anziane. A luglio è stata attivata la piattaforma per la richiesta dei contributi energia destinati agli enti del Terzo Settore e agli enti religiosi riconosciuti che svolgono attività di assistenza per disabili e anziani, i cui esiti sono stati pubblicati a novembre (stanziati 175 milioni di euro) Per tutte le altre organizzazioni del Terzo settore, la finestra per l’accesso al contributo si è chiusa lo scorso 12 dicembre. (stanziati 100 milioni di euro).
Per quanto riguarda i fondi previsti dagli articoli 72 e 73 del codice del Terzo settore, l’Atto di indirizzo 2023 ha stanziato 33 milioni di euro, la cui graduatoria per i progetti di rilevanza nazionale è stata pubblicata a dicembre. Per quanto riguarda i contributi per ambulanze, beni strumentali e quelli donati a strutture sanitarie, gli elenchi sono online da novembre scorso.
Amministrazione condivisa, una pratica in evoluzione
Una delle principali novità di quest’anno sul rapporto tra pubblica amministrazione e Terzo settore è stata l’introduzione nel Codice dei contratti pubblici dei dispositivi di amministrazione condivisi previsti dal codice del Terzo settore, che si accompagna al riconoscimento dei partenariati con gli Ets nel decreto legislativo che disciplina i servizi pubblici locali di rilevanza economica..
Per indirizzare le tante esperienze sul tema, il 2023 è stato segnato anche dalla pubblicazione di guide e materiali utili. Tra queste, la guida a cura di Anci sui partenariati, un sito web ricco di contenuti, tra cui un vademecum sull’affidamento dei servizi sociali realizzato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e la stessa Anci, e il libro “Coprogrammare e coprogettare. Amministrazione condivisa e buone pratiche” curato da Ugo De Ambrogio e Gianfranco Marocchi.
Dal servizio civile universale alle comunità energetiche: alcuni dei temi che interessano il non profit
Per quanto riguarda il servizio civile universale, l’inizio di quest’anno è stato segnato dalla pubblicazione del piano triennale 2023-2025, che a sua volta ha permesso di sbloccare anche i documenti che definiscono i contenuti e i tempi per il deposito dei programmi e dei progetti 2024. Inoltre, la conversione del dl “Pa”, ha introdotto una riserva di posti del 15% nei concorsi pubblici di personale non dirigenziale per i volontari che hanno concluso il servizio civile universale senza demerito.
Per quanto riguarda temi che possono essere di interesse per il Terzo settore, ma non direttamente collegati a una normativa dedicata, segna una battuta d’arresto l’investimento nel sociale del Pnrr: la sua rimodulazione ha infatti portato al definanziamento per oltre 13 miliardi di euro di diverse misure tese, ad esempio, alla riqualificazione urbana e sociale delle periferie, al social housing, etc. Per il 2025, inoltre, è prevista una nuova classificazione dei codici Ateco, che sarà rivista e armonizzata in base anche a quanto stabilito dall’Unione europea.
L’articolo completo è pubblicato su Cantiere Terzo Settore: Il 2023? Ancora un anno di transizione per il Terzo settore – Cantiere Terzo Settore