Una bella storia di inclusione, ascolto, solidarietà fra le generazioni e amicizia
Roma, 30 gennaio 2024
Inclusione, ascolto, solidarietà fra le generazioni, cittadinanza attiva a ogni età, il libro “Quelli del giubbino giallo” (Morellini Editore) racconta questi valori attraverso le persone protagoniste del servizio di accompagnamento protetto dei minori con disabilità organizzato da Auser Gallarate. Un libro che racconta tante storie attraverso il lavoro dei volontari e delle volontarie di Auser Gallarate, visti con gli occhi dei bambini che accompagnano. Il titolo del libro, “Quelli del giubbino giallo”, riprende infatti esattamente il modo in cui i volontari Auser sono soprannominati dai bambini che accompagnano.
Il libro è stato presentato a Roma il 30 gennaio alle 11,30 presso la sala stampa della Camera dei Deputati, in un evento promosso da Auser Lombardia e CSI. Alla presentazione, insieme all’autrice del libro Sara Bordoni, hanno partecipato Domenico Pantaleo (Presidente Auser Nazionale), Fulvia Colombini (Presidente Auser Lombardia), Vittorio Bosio (Presidente CSI Nazionale), Marco Zanetel (Coordinatore Attività Terzo Settore Csi Lombardia), Andrea Cassani (Sindaco di Gallarate), Gabriele Ferrieri (Presidente Angi, Associazione Nazionale Giovani Innovatori), Mauro Morellini (Editore) e una rappresentanza dei dirigenti e dei volontari di Auser Gallarate.
Ha moderato l’incontro l’on. Maria Chiara Gadda che ha sottolineato: “Per costruire un welfare di comunità moderno e attento ai bisogni delle famiglie e delle persone più fragili, è fondamentale valorizzare la capacità del terzo settore di operare in rete e promuovere presso comuni ed enti pubblici la cultura della programmazione condivisa. Spesso ci accorgiamo dei volontari solo durante le emergenze. Il libro “Quelli del Giubbino giallo” ci ricorda, invece, come il non profit svolga meravigliose attività di interesse generale nella quotidianità delle nostre comunità. Realtà come Auser e Csi sono portatrici di un modello virtuoso basato sull’attenzione alla persona, sulla capacità organizzativa e sulla professionalità di volontari e operatori. La nostra società sperimenta tante solitudini e marginalità, parlare di queste storie positive è invece un segno di speranza e motivazione a fare ciascuno la propria parte”.